Infezione urogenitale da Chlamydia trachomatis

 

La Chlamydia trachomatis è un batterio Gram-negativo, intracellulare obbligato, che può essere trasmesso per via sessuale e dare luogo ad una infezione urogenitale, con o senza sintomi. Si tratta di una infezione tutt’altro che rara, anzi, l’infezione che questo batterio causa è tra tutte le infezioni batteriche sessualmente trasmesse, la più frequente. La Chlamidia trachomatis [sierotipi da D a K] si trasmette, tramite il liquido seminale e le secrezioni vaginali e si può trasmettere attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale [vaginale, anale e orale]. Sono maggiormente a rischio, uomini e donne di giovane età, sessualmente attivi, che non utilizzano, o utilizzano male, i metodi contraccettivi di barriera e/o cambiano spesso partner sessuali.

Quando l’infezione è sintomatica, i sintomi appaiono dopo un periodo d’incubazione di 7-21 giorni e sono rappresentati: nell’uomo da modiche perdite uretrali bianco-grigiastre e disuria; nella donna, da perdite vaginali bianco-giallastre, talora maleodoranti, dolore pelvico, bruciore e dolore durante i rapporti sessuali e disuria. Se trasmessa attraverso un rapporto anale, l’infezione può causare una proctite; se trasmessa attraverso un rapporto orale, può provocare una faringite.

Le infezioni senza sintomi [il 50% negli uomini, il 70-80% nelle donne] o non diagnosticate, e quindi non curate, possono persistere per diversi mesi, periodo durante il quale il paziente è contagioso e può sviluppare complicanze, anche gravi, più frequenti nella donna, più rare nell’uomo. A tal riguardo: le donne, dal 10 al 40%, sviluppano la malattia infiammatoria pelvica che può portare a chiusura delle tube e sterilità permanente; gli uomini, una orchiepididimite aspecifica, di solito lieve. La sindrome di Reiter [artrite, congiuntivite, uretrite] costituisce, sia per gli uomini che per le donne, una ulteriore, sibbene rara, complicanza.

Per potere fare diagnosi occorre effettuare un tampone nella sede da verificare [uretra, cervice uterina, orofaringe, ano]. Se il paziente è infetto, con o senza sintomi, il test risulterà positivo. La diagnostica sierologica è di scarso aiuto nelle infezioni non complicate, mentre, al contrario, è di notevole ausilio, in quelle complicate. Ciò significa, in altri termini, che il dosaggio degli anticorpi anti-Chlamidia trachomatis è inutile effettuarlo in caso di infezione delle basse vie urogenitali [uretrite, cervicite]: va richiesto solo quando si sospetta una complicanza.

Per il fatto che il neonato, figlio di madre infetta, può contagiarsi durante il passaggio nel canale del parto e sviluppare una congiuntivite [5-10 giorni dopo la nascita] o, più di rado, una polmonite interstiziale [14-21 giorni dopo la nascita], è bene che la donna gravida, a rischio di infezione da Chlamydia trachomatis [giovane età, vita sessuale “spericolata”], effettui un test nel terzo trimestre di gravidanza.

Il farmaco di prima scelta per il trattamento dell’infezione urogenitale da Chlamidia trachomatis è l’azitromicina. In alternativa si può ricorrere alla doxicillina. Il partner sessuale va sempre trattato. L’eritromicina costituisce l’antibiotico di riferimento per la gravida e il neonato infetti. La prevenzione include avere un solo partner sessuale e fare uso del preservativo.