Mollusco contagioso

Descritto per la prima volta nel 1817 dal dermatologo inglese Thomas Bateman, il mollusco contagioso è una malattia infettiva ad etiologia virale, di frequente riscontro, caratterizzata da lesioni papulose, lucide, emisferiche, asintomatiche e centralmente ombelicate. Presente in tutto il mondo, il contagio è quasi sempre interumano diretto; raramente indiretto, per esempio con l’uso in comune di biancheria. La malattia interessa sia i bambini che gli adulti, senza differenze di sesso. In età pediatrica sono particolarmente colpiti i bambini dai 2 ai 10 anni portatori di dermatite atopica e sono interessate le aree fotoesposte, mentre negli adulti si riscontra, quasi sempre, nell’area genitale dopo un rapporto sessuale con un partner infetto, anche se la coppia ha utilizzato il condom. Il mollusco contagioso si diffonde per autoinoculazione in seguito a grattamento e lascia sempre una immunità temporanea, ovvero la possibilità per il paziente di reinfettarsi. La diffusione per autoinoculazione è moderata nei soggetti con buone difese immunitarie, marcata negli immunodepressi [soggetti HIV-positivi, trapiantati, ecc.] ove, fra l’altro, la patologia spesso si presenta in forma atipica, è più aggressiva, refrattaria alla terapia e tende a recidivare.

Il virus del mollusco contagioso, un grosso virus a DNA appartenente alla famiglia Poxviridae, dopo la penetrazione nel cheratinocita, si replica nel suo interno fino a riempire completamente il citoplasma, induce una proliferazione cellulare e stimola l’organismo ospite a sviluppare una reazione immunologica: se quest’ultima è efficace, la malattia si presenta in forma lieve, e può anche risolvere spontaneamente; se, al contrario, è inefficace, dà luogo ad un quadro clinico grave, atipico ed esteso che non risolve mai in forma spontanea.

Dopo un periodo d’incubazione che va da 15 giorni a 6 mesi, si sviluppa, nella stessa sede della penetrazione del virus, una papula che, per autoinoculazione, dà luogo, a gittate successive e in sedi vicine, a diverse altre papule asintomatiche, rilevate, dure, lisce, lucide, emisferiche, ombelicate al centro e dello stesso colore della pelle. Le papule, inizialmente di pochi millimetri di diametro, in assenza di cure, aumentano di dimensioni e possono raggiungere anche il centimetro di diametro, ma solo dopo diverse settimane. L’ombelicatura centrale, via via che la papula aumenta di dimensione, si rende sempre più visibile. Se il mollusco viene compresso con l’indice e il pollice, dall’area ombelicata fuoriesce una sostanza pastosa, bianco-giallastra, costituita da cellule epidermiche in degenerazione. Le sedi elettive di ubicazione del mollusco contagioso sono il volto, il collo e gli arti [nei bambini], l’area genitale [negli adulti, per via dei rapporti sessuali]. Il palmo delle mani e la pianta dei piedi non sono mai colpiti, mentre le mucose possono essere interessate. I pazienti HIV-positivi presentano un gran numero di lesioni che si localizzano soprattutto al volto.

Il virus del mollusco contagioso non è coltivabile, mentre la microscopia elettronica ne permette l’individuazione anche se non riesce a differenziarlo dagli altri Poxvirus. L’identificazione del genoma virale è possibile mediante la reazione a catena della polimerasi [PCR]. L’esame citodiagnostico di Tzanck svela grosse formazioni ovoidali o ellissoidali, prive di nucleo, di aspetto vitreo e a struttura omogenea. Tali formazioni, eosinofile nelle assisi inferiori, basofile in quelle superiori, sono denominate corpuscoli del mollusco o corpuscoli di Patterson ed esprimono cheratinociti che si sono modificati per via del progressivo accrescimento di corpi inclusi intracitoplasmatici riferibili a particelle virali aggregate. In presenza di lesioni tipiche, la diagnosi è esclusivamente clinica; negli altri casi è necessario effettuare almeno l’esame citodiagnostico.

Nei pazienti con buone difese immunitarie, il mollusco contagioso, spesso, ma non sempre, regredisce in maniera spontanea in 6-12 mesi e pur potendo, di solito non recidiva mai; negli individui immunodepressi, al contrario, non regredisce mai spontaneamente e dopo l’asportazione tende a recidivare tanto più frequentemente quanto più grave è l’immunodepressione. In corso d’infezione da HIV, in particolare, il mollusco contagioso, oltre a recidivare spesso, costituisce un importante marker cutaneo di progressione della malattia di base.

La terapia, obbligatoria negli immunodepressi, è consigliata anche negli immunocompetenti. Pur verificandosi, infatti, in quest’ultima categoria di persone, una frequente risoluzione spontanea [anche se dopo diversi mesi!], il trattamento mira fondamentalmente a limitare la diffusione del virus e quindi della malattia, sia nello stesso soggetto che negli altri. I provvedimenti terapeutici sono molteplici: tretinoina crema allo 0,05%, idrossido di potassio al 10%, imiquimod crema al 5%, cantaridina allo 0,7% in collodio flessibile, cidofovir crema al 3%, cimetidina orale, laserterapia, crioterapia e curettage delle singole lesioni. Tra tutti il più efficace, comodo e sicuro, è la crioterapia con azoto liquido, una sostanza gassosa in grado di raggiungere i 196°C sotto lo zero. L’azoto viene applicato ad ogni lesione per pochi secondi ma il trattamento, spesso, deve essere ripetuto ogni 2-3 settimane, in quanto, per via del lungo periodo d’incubazione e della facile autoinoculazione, spesso, per mesi, compaiono nuovi molluschi da trattare. Le forme diffuse del soggetto HIV-positivo, non posto in terapia HAART, sono difficili da eliminare e, in ogni caso, tendono a recidivare