Black heel

 

Descritto per la prima volta nel 1961 da un gruppo di giocatori di pallacanestro, il black heel è una affezione relativamente frequente nei giovani sportivi che sottopongono la cute plantare, e soprattutto calcaneale, a reiterate sollecitazioni microtraumatiche. Interessa soprattutto quelli che praticano la loro attività su superfici di gioco dure; ciò spiega la maggior frequenza di questa dermatosi nei giocatori di pallavolo, tennis e pallacanestro che nei calciatori.

Il quadro clinico è caratterizzato da una chiazza indolente, di forma vagamente rotondeggiante o ovale, costituita da puntini bruno-nerastri distribuiti in maniera lineare lungo le creste cutanee, puntini che esprimono minuscole emorragie [petecchie] in conseguenza di rotture di capillari dermici. La sede prediletta è quella calcaneale ma lesioni simili si possono osservare pure sulle palme delle mani dei pesisti, dei golfisti e degli alpini. Talvolta confuso con una lesione di natura melanocitaria [nevo melanocitico, melanoma] o una verruca plantare, il black heel, o tallone nero o pseudocromidrosi o ematoma intracorneo, costituisce una condizione benigna che non richiede alcun trattamento specifico. L’esame dermatoscopico rivela un quadro caratteristico: ciottoli sulle creste. La guarigione è spontanea e si verifica dopo alcune settimane o pochi mesi, a condizione che vengano utilizzate calzature più morbide o sia interrotta l’attività sportiva. La chiazza, inizialmente di colore bruno-nerastro, con il passare dei giorni assume un colore giallo ocra sempre più chiaro fino a scomparire.