Sesta malattia

 

Descritta per la prima volta nel 1910 dal pediatra americano John Zahorsky, si tratta di una comune malattia esantematica tipica per l’età d’insorgenza [quasi sempre tra i 6 mesi e i 2 anni], la durata della febbre [circa 3 giorni] e la comparsa dell’esantema che coincide con il brusco sfebbramento. Conosciuta anche come esantema critico o roseola infantum o esantema subitum, è a tutt’oggi nota con l’antico nome di sesta malattia perché è stato i sesto esantema descritto in medicina.

Causata dall’Herpesvirus umano 6 [HHV-6] o, molto più di rado. dall’Herpesvirus umano 7 [HHV-7], la sesta malattia ha una diffusione ubiquitaria, non è epidemica, è poco contagiosa, non presenta differenze di sesso, compare il più delle volte in primavera e in autunno e colpisce quasi esclusivamente i bambini tra i 6 mesi e i 2 anni di vita. Prima del sesto mese la malattia non si presenta perché il bambino ha anticorpi protettivi trasmessi dalla madre attraverso la placenta. Dopo i 2 anni, l’agente infettante non sviluppa quasi mai l’esantema critico ma può sviluppare una sindrome mononucleosica EBV-negativa. La sesta malattia si contrae una sola volta, ma per il fatto che sono implicati due agenti etiologici, l’HHV-6 [in occidente soprattutto il sierotipo HHV-6B] e l’HHV-7, è possibile, anche se in casi del tutto eccezionali, che la stessa possa essere contratta due volte. La trasmissione si verifica, da un soggetto infetto ad uno non immune, attraverso un contatto con la saliva oppure con le goccioline di Fluegge-Wells liberate con gli starnuti, i colpi di tosse o anche semplicemente parlando. Sapendo che la maggior parte degli individui si infetta [e non necessariamente si ammala] prima dei 2 anni di vita e che tutti i soggetti infettati diventano escretori sani del virus per tutta la vita, spesso sono gli stessi genitori che, baciando ripetutamente il proprio figlio, gli trasmettono l’infezione.

Dopo un periodo di incubazione che varia dai 5 ai 15 giorni, la malattia inizia all’improvviso con una febbre molto elevata [39-41°C] che persiste, sempre a valori elevati, per 3-4 giorni, per poi cedere bruscamente per crisi. Durante questo periodo, nonostante la temperatura elevata, il bambino ha un aspetto generale di solito non compromesso, fatta salva una marcata irrequietezza ed una insolita agitazione. Talora si osserva una ipertensione della fontanella bregmatica; spesso una linfoadenite occipitale, laterocervcale e retroauricolare di modesta entità. In questa fase febbrile, la malattia si può complicare con una convulsione febbrile e ciò si verifica nel 3% dei casi. In contemporanea alla brusca caduta della febbre, compare caratteristicamente un esantema, non pruriginoso, costituito da macule o macule-papule, di colore rosa pallido e diametro pari a 1-5 mm. L’eruzione, che colpisce prevalentemente il collo, il tronco e gli arti superiori, è fugace, dura poche ore o al massimo 1 giorno, e poi scompare senza lasciare esiti desquamativi o pigmentari. La linfoadenite, al contrario, persiste per 10 o più giorni.

La diagnosi nella quasi totalità dei casi è facile e quasi esclusivamente clinica, mentre la terapia, vista la risoluzione spontanea della malattia, è inutile e si limita soltanto ad abbassare la temperatura febbrile con un antipiretico. Il paracetamolo, all’interno di questa categoria di farmaci, costituisce senza dubbio la prima scelta terapeutica: la via orale [sciroppo, gocce] è da preferire a quella rettale, per via della risposta clinica più veloce; la posologia è di 10-15 mg/Kg ripetibile ogni 4-6 ore [in 1 ml di sciroppo vi sono 24 mg di paracetamolo, mentre 3 gocce ne contengono 8 mg]. E’ importante inoltre reidratare il piccolo paziente somministrandogli dei liquidi, come l’acqua o il brodo. L’isolamento del bambino è inutile in quanto la malattia è fondamentalmente poco contagiosa.