Cheratolisi plantare punctata

 

La cheratolisi plantare punctata, identificata per la prima volta dal medico italiano Aldo Castellani a Ceylon nel 1910, è una patologia della pianta dei piedi causata da numerose specie batteriche, ma soprattutto dal Kytococcus sedentarius e dai corinebatteri, microrganismi che normalmente risiedono come innocui commensali sulla cute umana.

Non è contagiosa ed è rara nei bambini; è di più facile osservazione nei maschi, negli sportivi, tra i contadini, il personale militare e, più in generale, in coloro che indossano per un lungo periodo di tempo scarpe di gomma o antinfortunistiche che non permettono una buona traspirazione. La conseguente eccessiva sudorazione plantare fa proliferare i batteri responsabili e, tramite gli enzimi proteasici da essi prodotti, causa la distruzione dei corneociti [le cellule dello strato più esterno dell’epidermide], ovvero sviluppa, specie nelle zone di maggiore pressione, minuscoli, superficiali, buchini cutanei.

L’area plantare interessata [l’avampiede o il tallone o entrambi] appare biancastra e cosparsa di molteplici buche puntiformi, di pochi millimetri di diametro, che tendono a confluire nelle zone dove la macerazione e l’occlusione sono più pronunciate. Questa condizione è spesso bilaterale, con un piede quasi sempre maggiormente interessato; molto raro è il coinvolgimento delle dita. L’aspetto è più drammatico quando i piedi sono bagnati. L’odore è caratteristicamente e decisamente sgradevole. Il cattivo odore è dovuto ai composti solforati prodotti dai batteri. La patologia è quasi sempre asintomatica; solo di rado il paziente avverte bruciore, prurito o un modesto dolore.

La diagnosi è solitamente clinica, basata sulle caratteristiche morfologiche delle lesioni e sul cattivo odore dei piedi. I tamponi sono richiesti raramente. Nel dubbio che si possa trattare di tinea pedis, una infezione micotica da dermatofiti, è necessario eseguire un test all’idrossido di potassio.

I consigli da dare sono diversi: tenere i piedi il più asciutti e puliti possibile; le calze e le scarpe debbono essere traspiranti; applicare sulla pianta dei piedi un gel astringente [cloruro d’alluminio esaidrato al 5%] tutte le sere, tenerlo tutta la notte, lavarsi il mattino successivo con un detergente delicato ed asciugare bene la cute senza strofinarla. Localmente si può applicare, inoltre, uno di questi farmaci: la clindamicina [prima scelta farmacologica], il benzoil perossido, l’eritromicina, la mupirocina o l’acido fusidico. Con un trattamento ben eseguito, la cheratolisi plantare punctata risolve, di solito, in 2-4 settimane. A livello preventivo, per ridurre la traspirazione del piede, mantenere il piede asciutto e, soprattutto, impedire la crescita dei batteri responsabili di questa malattia, è bene evitare le scarpe “troppo chiuse” e cospargere, all’interno delle calze e delle scarpe, una polvere antitraspirante.