Malattia da virus Ebola

 

La malattia da virus Ebola è una severa zoonosi [malattia infettiva trasmessa dagli animali all’uomo] provocata da una delle cinque specie di virus Ebola, un virus ad RNA scoperto nel 1976 nelle vicinanze del fiume Ebola, nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo. I pipistrelli della frutta e altri animali, come gli scimpanzè e i gorilla, sembra che siano i portatori di questo virus mentre la diffusione dello stesso tra gli uomini si verifica principalmente per contatto diretto attraverso la pelle, ferita o abrasa, con sangue o fluidi corporei [feci, urine, saliva, vomito, liquido seminale, ecc.] provenienti da un soggetto infetto e già sintomatico oppure con oggetti [aghi, siringhe, ecc.] contaminati con il virus. Il “trasloco virale” può avvenire anche da un cadavere di un paziente deceduto a causa della malattia da virus Ebola o da un animale malato mentre a tutt’oggi non è stata dimostrata una diffusione del virus per via aerea, con l’acqua o con gli alimenti né la possibilità di portatori sani del virus. Il contagio è più frequente tra i familiari e i conviventi per la più facile possibilità di contatti.

Dopo un periodo d’incubazione cha va da 2 a 21 giorni, improvvisamente il paziente comincia ad accusare un rialzo febbrile accompagnato da una intensa debolezza, mal di gola e dolori addominali, muscolari e articolari. Dopo qualche giorno compaiono nausea, vomito e diarrea nonché segni e sintomi tipici di un coinvolgimento di uno o più organi o apparati [fegato, reni, polmoni, sistema nervoso]. L’interessamento cutaneo è documentato dalla comparsa di un esantema maculopapuloso. Nel 60-70% dei casi compaiono fenomeni emorragici sia cutanei che viscerali; si può trattare di ematemesi, melena, porpora, epistassi, ematuria, meno-metrorragie, emorragie sottocongiuntivali, coagulazione intravasale disseminata [CID]. L’exitus si verifica nel 25-90% dei casi, a seconda della specie di virus implicata.

Per il fatto che la maggior parte dei casi sono stati riscontrati in Guinea, Liberia e Sierra Leone e, più di rado, in Nigeria, Mali e Senegal, un medico di fronte ad un paziente proveniente da uno di questi Paesi e con questi sintomi deve sospettare la malattia da virus Ebola che, ogni caso, può essere confermata solo attraverso specifici test di laboratorio. Questi ultimi, più in dettaglio, mirano a identificare, in una fase più precoce, il genoma virale e gli antigeni virali e, in una fase più tardiva, gli anticorpi IgM e IgG contro il virus. La diagnosi differenziale si pone soprattutto con le altre febbri emorragiche, come la febbre di Lassa e la febbre di Marburg.

A tutt’oggi non esistono vaccini nè farmaci specifici per curare la malattia da virus Ebola. In terapia, oltre ai sintomatici, come per esempio il reintegro, per via endovenosa e orale, dei liquidi persi, risultano molta efficaci le trasfusioni di sangue intero e siero di soggetti convalescenti. Essendo contagioso durante tutta la malattia, il paziente, in questo arco di tempo, va tenuto costantemente in isolamento. La contagiosità, al contrario, è assente sia prima della comparsa dei sintomi che a guarigione avvenuta. Più in dettaglio, un paziente si dirà guarito e non più contagioso solo quando il suo sangue e le sue secrezioni saranno virus free. A tal riguardo, essendo stato riscontrato il virus nel liquido seminale di soggetti ammalati e guariti, sino a 7 settimane dopo il termine della malattia, si sconsigliano i rapporti sessuali in questo periodo di tempo.