Balanite di Zoon

 

Descritta per la prima volta nel 1952 dal dermatologo olandese Johannes Jacobus Zoon e nota anche come balanite plasmacellulare, si tratta di una infiammazione benigna del glande, e spesso anche del prepuzio, a decorso cronico. Quando interessa il glande e il prepuzio si deve più correttamente parlare di balanopostite di Zoon. La malattia può presentarsi a qualsiasi età ma di solito si osserva negli uomini non circoncisi oltre la cinquantina. Una condizione simile può interessare anche le donne e prende il nome di vulvite plasmacellulare.

L’etiologia è ignota ma un ruolo scatenante lo giocano senz’altro l’esposizione costante all’umidità e la cronica irritazione a loro volta causate da una scarsa igiene e dallo stretto contatto tra il foglietto interno del prepuzio e il glande.

Dal punto di vista clinico, la balanite di Zoon si presenta con una chiazza eritematosa, lucida, a margini ben definiti. Solo di rado la chiazza si presenta erosa o vegetante. Di solito è unica, ha una forma non specifica, è presente immodificata da diversi anni e si localizza sul glande; spesso si associa ad un’analoga chiazza del prepuzio che pare la ricalchi. La lesione è asintomatica ovvero il paziente non avverte prurito né bruciore o dolore. All’esame dermatoscopico, i segni più comunemente osservati sono il diffuso colore arancio-giallastro e la presenza di vasi polimorfi, corrispondenti alla dilatazione e proliferazione vascolare.

Il prelievo bioptico permette di confermare la diagnosi e di escludere altre patologie come l’eritroplasia di Queyrat [un carcinoma spinocellulare in situ] e l’eritema fisso, che spesso si pongono in diagnosi differenziale. L’esame istopatologico rivela un’epidermide assottigliata e un denso infiltrato dermico composto in gran parte da plasmacellule e ricco di vasi dilatati. Frequentemente si nota uno stravaso di globuli rossi e depositi di emosiderina. La prognosi è buona poiché non si tratta di una patologia che ha una evoluzione maligna.

Il trattamento elettivo è la circoncisione, cioè l’asportazione del prepuzio in modo da consentire al glande di rimanere scoperto. In caso di insuccesso si può ricorrere al tacrolimus unguento allo 0,1%, una applicazione due volte al giorno per 1 mese. In tutti i casi le recidive non sono rare mentre le misure igieniche obbligatorie.