Bambini, cute e sole

 

La cute per difendersi dal sole aumenta la produzione di melanina e ispessisce lo strato corneo [lo strato più esterno della pelle]. Le persone che hanno la pelle scura [e quindi molta melanina] ed uno strato corneo ispessito [per esempio, i contadini che per molti anni sono stati esposti al sole] non devono darsi molto da fare: hanno già i mezzi naturali per difendersi da soli e subito. Gli altri, ovvero quelli con pelle chiara e sottile, devono aver pazienza, cioè devono dar tempo alla cute di “armarsi”: nell’attesa l’esposizione deve essere graduale e progressiva e la cute sempre fotoprotetta da una crema.

I bambini, posti a confronto con gli adulti, vanno maggiormente protetti dalle radiazioni solari perché hanno una minore concentrazione di melanina, uno strato corneo più sottile, un sistema immunitario cutaneo immaturo e una maggiore perdita d’acqua transepidermica. La cute dei bambini, in buona sostanza, è più esposta ai danni causati dal sole, in quanto, a parità di  esposizione solare, assorbe mediamente il triplo delle radiazioni. La ricca presenza di cellule staminali pluripotenti nello strato basale dell’epidermide, inoltre, rende il bambino maggiormente suscettibile di mutagenesi indotta dai raggi solari.

Il sole, con i suoi raggi ultravioletti di tipo B, non solo trasforma il 7-deidrocolesterolo, già presente nella pelle, in vitamina D3 o colecalciferolo, ma costituisce la più importante arma che l’uomo possiede per il fabbisogno di questa vitamina. Il 90% del fabbisogno di vitamina D, infatti, si ottiene in questa maniera; il rimanente 10% ha una provenienza alimentare [latte, tonno, salmone, tuorlo d’uovo, ecc.]. Per garantire adeguati livelli, durante il periodo estivo, per un bambino con pelle moderatamente chiara, e gambe e braccia scoperte, è sufficiente una esposizione solare di 10-15 minuti, ogni 2 giorni. D’inverno e se la pelle è più scura, l’esposizione deve essere più prolungata. I bambini che passano molte ore chiusi in casa davanti al televisore o al computer possono essere carenti di vitamina D.

Al mare, ma anche in montagna, i bambini devono indossare un cappellino, occhiali da sole e abiti scuri [una t-shirt scura offre maggiore protezione rispetto ad una di colore chiaro], evitare l’esposizione nelle ore più calde [tra le 12 e le 16] e applicare ogni 2 ore, e dopo ogni bagno, una crema con fattore di protezione 50. E’ estremamente importante sapere, inoltre, che una ustione avvenuta in età pediatrica costituisce un forte rischio d’insorgenza, in età adulta, del melanoma e, sibbene in misura minore, anche del carcinoma basocellulare. I bambini sotto i 6 mesi di età non andrebbero mai esposti ai raggi solari, sia direttamente che indirettamente. In questa fascia di età, un bambino può utilizzare una crema solare ma solo su piccole aree cutanee per il rischio di assorbimento di sostanze tossico-allergizzanti su ampie zone: si potrebbero, in buona sostanza, creare problemi di salute.